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MG PB SPORT: profumo british

Nata negli anni ’30, rappresentò lo stato dell’arte della scuola inglese nelle roadster “piccole”, ma in grado di farsi valere anche in campo sportivo. Abbiamo trovato un raro esemplare.

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  Franco Di Bitetto, collezionista milanese

Un tranquillo, assolato, pomeriggio di mezza estate, là dove l’Adda scorre tra le rive di Imbersago (Lecco) e Villa D’Adda (Bergamo), unite dal traghetto a mano che si dice fu ideato da Leonardo da Vinci. Tra le due sponde del fiume è teso un cavo d’acciaio, a cui è affrancata l’imbarcazione che trae il movimento dalla corrente del fiume, rendendo inutile l’uso di un motore. Sulla riva è un via vai di ciclisti tra famiglie a spasso con il cane, arzilli anziani  seduti sulle panchine che tra una chiacchiera e l’altra tirano sera, sfaccendati che ammirano le placide acque solcate da canoisti immortalati dai telefoni e dalle fotocamere dei turisti. All’improvviso, un rombo antico, quasi da motocicletta, fa vibrare l’aria. Ma non si tratta di una moto: sulla scena irrompe una spider d’altri tempi. E tutti gli sguardi sono per lei. 
Non potrebbe essere diversamente. Anche chi non ha la più pallida idea di quale marca e modello si tratti, resta affascinato da una linea così originale. Elegante e, nello stesso tempo aggressivamente sportiva, lascia spiccare un grande radiatore, grossi fari cromati e, in luogo del classico parabrezza, due aero-screen che fanno tanto racing. O se preferite Brooklands, visto che la nostra bella, nei tempi migliori, non disdegnava di correre nelle più celebri piste. 

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Quando fu costruita dalla MG nel 1935, la Casa inglese viveva un periodo travagliato. Passata sotto il controllo diretto della Morris Motor Ltd, aveva visto drasticamente ridimensionate le sue ambizioni agonistiche. 
Il grande impegno nelle competizioni non era stato accompagnato da un adeguato successo commerciale. L’azienda era in perdita e ciò portò alla rinuncia delle soluzioni tecniche troppo avanzate e costose, tanto più se finalizzate al solo impiego sportivo. 
Nel Regno Unito stavano ottenendo un buon successo le roadster piccole, potenti e veloci con motori da un litro. Tra i modelli che riscuotevano i maggiori favori vi erano le Singer Nine con motore quattro cilindri di 972 cc di cilindrata. La “base” era la Sport, con una potenza di 34 CV a 4.600 giri/min e una velocità di circa 115 km/h. Esistevano varie versioni, compresa una più spinta destinata alle competizioni e denominata Type Le Mans Replica. La potenza saliva a 55 CV a 5.500 giri/min. E la velocità superava i 140 km/h. Con questa vettura noti piloti inglesi prendevano parte alle più celebri gare dell’epoca, ottenendo ottimi piazzamenti di classe anche nella 24 ore di Le Mans. Alla Morris Garages si decise di sfruttare gli eccellenti risultati sportivi conseguiti negli anni precedenti per lanciare sul mercato una vettura capace di rivaleggiare con le Singer. Non disponendo di risorse per un progetto nuovo, si lavorò su ciò che c’era a disposizione, partendo dal motore a quattro cilindri in linea, con distribuzione monoalbero utilizzato sulla J-Type e sulla Morris Minor. Fu dotato di tre supporti di banco, un albero a gomiti più grande ed un carburatore doppio corpo. In tale configurazione, con una cilindrata di 847 cc, era in grado di sviluppare 36 CV a 5.500 giri/min. La trazione era posteriore. Il moto veniva trasmesso alle ruote posteriori tramite un cambio a quattro rapporti non sincronizzati. Le sospensioni erano a balestra semiellittica sulle quattro ruote e comprendevano un assale rigido sia all’avantreno che al retrotreno. Il telaio era la versione allungata di quello utilizzato sulla J-Type. Il nuovo modello fu denominato PA e prodotto dal 1934 al 1935. Due le carrozzerie disponibili: roadster e coupé, entrambe a due porte.

Nel 1935 si decise di potenziare ulteriormente il propulsore, per la MG PB, aumentando l’alesaggio da 57 a 60 mm, ottenendo una cilindrata di 939 cc. La potenza raggiunse i 43 CV e la velocità toccò i 145 km/h. 

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MG PB,  SOLO 526 ESEMPLARI. IL RITROVAMENTO
Denominata PB, fu realizzata in soli 526 esemplari. Va da sé che sono pochissimi quelli giunti integri sino ai giorni nostri. L’esemplare che vi mostriamo in queste pagine ne è un raro, splendido esempio. 
«Il merito del ritrovamento è di mio figlio, anche lui come me appassionato di auto storiche; – ci dice il fortunato proprietario, mentre un capannello di curiosi circonda la Bella – l’ha intravista sotto un telo, nel capannone industriale di un collezionista passato a miglior vita. I figli non avevano la stessa passione e così ne siamo venuti in possesso. È stata portata in Italia nel 1973 dal precedente proprietario e sottoposta a un veloce restauro visto che, come abbiamo potuto evincere dalla documentazione, era perfettamente integra come quando era stata realizzata nel 1936. 
Della sua storia sappiamo poco, se non che nel primio periodo in Inghilterra fu utilizzata anche per un impiego sportivo, come fanno supporre gli aero-screen e la pompa dell’acqua. 
Abbiamo sottoposto la vettura ad un ulteriore, accurato, restauro per riportarla alle condizioni d’origine». Il risultato è sorprendente, la PB ha riacquistato tutto il suo fascino a partire dai raffinati interni in pelle impunturata Connolly color biscotto al pannello della strumentazione in radica con il grande contagiri centrale. Lo scalpore e l’interesse suscitato tra la gente lo hanno confermato.